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. 2021:92:211-216.

Blunt splenic trauma 2.0. State of the art

  • PMID: 34312327

Blunt splenic trauma 2.0. State of the art

Eugenia Lavorini et al. Ann Ital Chir. 2021.

Abstract

Aim: To evaluate the advantages and potential risks of "Non Operative Management" (NOM) in order to redifine the technique into the true gold standard and to extend its application to the emergency care of blunt splenic trauma.

Materials and methods: Blunt trauma cases treated between 2004 and 2019 have been retrospectively evaluated. Every patient has been distributed at the hospital admission in 3 different groups: stable, unstable and transient responder according to ATLS. NOM exclusion criteria were only introduced in 2013: we therefore assessed datas before and after this year.

Results: Over a period of 15 years, approximately 6 patients per year were admitted to our hospital with a spleen injury. After the introduction of the NOM protocol in 2013, the proportion of splenectomies progressively decreased. This rate also increased for higher injury grades. The overall number of patients who underwent NOM was 40 (43%), but while between 2004 and 2012 only 25% of patients were managed with NOM, between 2013 and 2019 70.3% of patients were treated with NOM.

Conclusions: Nowadays any blunt splenic trauma could, theoretically, undergo NOM, regardless of the grade of the injury; the only strict criteria for OM should be haemodynamic instability; this assumption depends, of course, on hospital's human and technological resources.

Key words: Non operative management, Splenic trauma, Splenectomy.

Scopo del lavoro: Studiare i vantaggi e i potenziali rischi dell’utilizzo del trattamento non operativo dei traumi splenici, allo scopo di dimostrare la possibilità di tale tecnica di diventare il “gold standard” da applicare nel setting di emergenza in pronto soccorso e successivamente in ambiente chirurgico in caso di traumi splenici non penetranti.

Materiali e metodi: Sono stati valutati retrospettivamente i traumi splenici trattati presso la chirurgia dell’ospedale di Ivrea nel periodo compreso tra il 2004 ed il 2019. Ogni caso è stato classificato all’ammissione presso il dipartimento di emergenza ed accettazione in base alla stabilità del paziente, distinguendo pazienti stabili, instabili e pazienti instabili ma responsivi al trattamento medico; la suddivisione è stata fatta tenendo conto delle linee guida ATLS. Essendo i criteri di esclusione al trattamento non operativo stati pubblicati solamente nel 2013, i dati in nostro possesso sono stati valutati suddividendoli in due tranches a cavallo di tale data.

Risultati: Durante un periodo di 15 anni, circa 6 pazienti per anno sono stati valutati nel nostro pronto soccorso a seguito di un danno splenico. A seguito dell’introduzione del protocollo di gestione non operativa del trauma splenico nel 2013, la proporzione di interventi chirurgici di splenectomia sono andati progressivamente diminuendo, perfino in caso di alti gradi di danno splenico post traumatico. Il numero totale di pazienti sottoposti a trattamento non chirurgico è stato di 40 (circa il 43%) del totale; tenendo invece conto del solo periodo successivo al 2013, il valore totale aumenta a circa il 70%, dato in linea con la letteratura internazionale attuale.

Conclusioni: Al giorno d’oggi qualunque trauma splenico potrebbe essere, teoricamente, essere sottoposto a trattamento conservativo non chirurgico, indipendentemente dal grado della lesione splenica. L’unica controindicazione stretta al trattamento non operativo risulta infatti essere l’instabilità emodinamica del paziente traumatizzato. La scelta del trattamento non può però ovviamente prescindere dalle risorse umane e tecnologiche dell’ospedale in cui ci si trova a gestire il malato.

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